FramMenti

Ti offro

Con cosa posso trattenerti? Ti offro strade difficili, tramonti disperati, la luna di squallide periferie. Ti offro le amarezze di un uomo che ha guardato a lungo la triste luna. Ti offro i miei antenati, i miei morti, i fantasmi a cui i viventi hanno reso onore col marmo: il padre di mio padre ucciso sulla frontiera di Buenos Aires, due pallottole attraverso i suoi polmoni, barbuto e morto, avvolto dai soldati nella pelle di una mucca; il nonno di mia madre – appena ventiquattrenne – a capo di un cambio di trecento uomini in Perù, ora fantasmi su cavalli svaniti.

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Ma la vita è un’altra cosa

Non saprei dire quante volte ho lasciato le cose a metà nella mia vita, e sembrerà incredibile, ma non lo sto dicendo in senso negativo. Sono sempre stato un accanito sostenitore del sacrosanto diritto di abbandonare, di fronte a qualcosa che si è inizialmente intrapreso con entusiasmo. Ho lasciato a metà scuole, libri, corsi di nuoto, lavori, lezioni d’inglese, film al cinema, viaggi, concerti e qualunque cosa abbia un inizio e una fine delineabili, soltanto perché, a un certo punto, mi sembrava di perdere tempo.

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Milena

È già tanto tempo che non le scrivo, signora Milena, e anche oggi Le scrivo soltanto per caso: Veramente non dovrei neanche scusarmi se non scrivo, Lei sa come odio le lettere. Tutta l’infelicità della mia vita – e con ciò non voglio lagnarmi, ma soltanto fare una constatazione universalmente istruttiva – proviene, se vogliamo, dalle lettere o dalla possibilità di scrivere lettere.

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Lo spleen di Parigi

La solitudine Un gazzettante filantropo mi dice che la solitudine fa male all’uomo; e a sostegno della sua tesi cita, come tutti gli increduli, parole dei Padri della Chiesa. So che il Demonio frequenta volentieri i luoghi aridi, e che il Pensiero di omicidio e di lubricità si infiamma a meraviglia nelle solitudini. Ma può essere che questa solitudine sia pericolosa solo per l’anima oziosa e divagante che la popola con le sue passioni e chimere.

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Nessuno

Nessuno può immaginare quel che dico quando me ne sto in silenzio chi vedo quando chiudo gli occhi come vengo sospinta quando vengo sospinta cosa cerco quando lascio libere le mani. Nessuno, nessuno sa quando ho fame quando parto quando cammino e quando mi perdo, e nessuno sa che per me andare è ritornare e ritornare è indietreggiare, che la mia debolezza è una maschera e la mia forza è una maschera, e quel che seguirà è una tempesta.

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Parole

Ho dimenticato le parole per dirtelo. Le sapevo e le ho dimenticate, e ora ti parlo nell’oblio di quelle parole. Contrariamente a tutte le apparenze non sono una donna che si abbandona corpo e anima all’amore di un solo essere, fosse pure colui che le è più caro al mondo. Sono una persona infedele. Vorrei tanto ricordare le parole che avevo messo da parte per dirti questo.

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Corpo e anima

Tanto tempo fa, l’uomo ascoltava con stupore un suono di colpi regolari che veniva dal suo petto e non s’immaginava certo che cosa fosse. Non riusciva a identificarsi con una cosa tanto estranea e sconosciuta come un corpo. Il corpo era una gabbia e al suo interno c’era qualcosa che guardava, ascoltava, aveva paura, rifletteva e si stupiva; questo qualcosa questo resto lasciato dalla sottrazione del corpo, era l’anima.

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